Milano, 17 settembre 2018 – In relazione alla consulenza sul ponte Morandi svolta per conto di Autostrade per l’Italia (ASPI) dalla propria Divisione ISMES nel 2015-16, CESI rende noto di essersi messo volontariamente a disposizione degli inquirenti sin dal 22 agosto e di collaborare con loro attivamente.
CESI ribadisce inoltre che, vista la natura dell’incarico, ISMES non poteva valutare la stabilità strutturale del viadotto e quindi non può formulare alcuna ipotesi sulle cause del tragico crollo.
Pertanto, il gruppo CESI disconosce in modo deciso le ipotesi sulle cause del crollo formulate nel testo della mail inviata dall’addetta commerciale ISMES la notte tra il 14 e il 15 agosto.
A tale proposito, l’azienda ribadisce che l’ambito dell’incarico per ASPI non comprendeva né alcuna verifica progettuale e strutturale del viadotto, o di sue singole parti, né attività di ispezione e sorveglianza. La consulenza affidata da ASPI a ISMES nel giugno 2015, infatti, prevedeva principalmente l’analisi della documentazione, fornita dalla stessa ASPI, in cui erano descritti il sistema di monitoraggio statico del viadotto e le procedure per la sorveglianza. Inoltre nell’ambito dello stesso incarico, tra ottobre e novembre 2015, ISMES ha rilevato grandezze dinamiche sulle
Pile 9 e 10 propedeutiche allo sviluppo, da parte di ASPI, di successivi analisi e approfondimenti.
Nei diversi rapporti originariamente consegnati al cliente tra gennaio e maggio 2016, ISMES ha suggerito ad ASPI di aumentare la frequenza di alcune ispezioni e implementare un sistema di monitoraggio dinamico, ossia continuo, della struttura in presenza di fenomeni rapidamente
variabili (es. vento, traffico, sisma, ecc.).